J’Accuse di domenica sui concorsi pubblici in generale: dalla schedina per il posto di lavoro all’aggiudicazione di un posto già prenotato.

 

J’Accuse di domenica sui concorsi pubblici in generale: dalla schedina per il posto di lavoro all’aggiudicazione di un posto già prenotato.

 





In questi tempi di crisi, e tutti i tempi oramai sono connotati dalle crisi, i concorsi pubblici diventano l’unica speranza per i giovani e gli adulti per trovare uno sbocco lavorativo e o un nuovo impiego migliore del precedente o persino un ascensore per salire un po' la scala sociale ed economica. Ma è sempre una terna al lotto o addirittura quaterna, perché spesso i candidati sono centinaia o addirittura migliaia, sicché l’organizzazione di un concorso richiede non solo ingenti risorse alle pubbliche amministrazioni, Enti pubblici siano Istituti, Università…ecc, ma anche tempi lunghi e lungaggine amministrative senza fine. Proprio in quest’ultimi passati decadi, a partire dagli anni ottanta, il numero crescente dei candidati ai concorsi ha reso necessario negli anni, visti i crescenti numeri dei ricorsi per sospette irregolarità e favoritismi, ad adottare prove preselettive, che a seconda degli esperti che li hanno messi ad hoc, dovevano, per via della loro riservatezza e anonimato, evitare a chi ci sta già in quelle amministrazioni di favorire i propri candidati sugli altri, meno fortunati e raccomandati. Ma anche qui la prova della “cosiddetta schedina per il posto di lavoro” che consiste a rispondere a domande che hanno quattro risposte mettendo la croce su quella esatta, potrebbe essere raggirata, cambiando l’intera busta e mettendone una nuova con le risposte sono corrette, ad opera della società o di qualcuno che potrebbe farlo. E comunque siamo sempre di fronte ad un grosso reato. Passata la prova preselettiva a crocette, il gioco è fatto, perché le commissioni nominate a valutare lo scritto e la prova orale del candidato sono e rimangono sovrane, ma pur sempre, in teoria, “corruttibili e parziali”. Purtroppo, come mi è stato raccontato da un eminente personaggio quasi vent’anni fa: “A noi come Amministrazione, spesso i candidati ai nostri concorsi che avevano dei sospetti di favoritismi o scorrettezze, ci facevano sempre i ricorsi e tutto si bloccava. Allora abbiamo, evoluto, e adottato la prova a risposte multiple della cosiddetta “Schedina per il posto di lavoro”. Era l’unico modo per allontanare i sospetti e bloccare i ricorsi; ma sai una volta superata la schedina, la strada era appianata…” Purtroppo se tutti fossero onesti, non ci sarebbe bisogno di ricorrere questi sistemi e comunque un modo c’è sempre per raggirarli.

 

Una rabbia che non mi passa

 

Storia di Mario.

Anche io dovevo aver fatto una buona prova scritta e non a risposte multiple. Ero sicuro di passare. Anzi non ne avevo nessun dubbio perché credo di aver risposto in maniera sufficiente a tutti i tre quesiti del concorso all’università. La mia era un’opportunità di progressione verticale, sospirava parlando Mario, verso quelle funzioni chiamate dal nostro legislatore come ELEVATE PRIFESSIONALITA. Quando ho appreso i risultati è stata una doccia fredda. Mi ritornarono subito le parole di quel personaggio che incontrai quasi due decadi fa. “Allo scritto tutto s’appiana”.  E direi per chi non conta tutto s’allontana… (il Lavoro sognato o la progressione meritata).

Chiesi allora l’accesso agli atti per valutare il mio scritto. Il nostro ordinamento con la legge 241 del 1990, quella del 2005 n°15 e quella del 18 giugno 2009 n°69 e infine il Decreto sull’Accesso Civico e la Trasparenza del 2013 n° 33 lo consente.   Una volta lette le prove, tutte, la mia e quella degli altri, mi venne una rabbia che non mi passa fino ad oggi. In sostanza in uno scritto, ho rilevato decine e decine d’errori ortografici e grammaticacali e qualche imprecisione. Quali “Elevate professionalità”. elevate minchiate”, direbbe il povero bocciato?  Eppure ero uno di quelli che dovevano passare, forse. Fors non sono così presuntuoso come gli altri.  

Dopo qualche settimana in attesa del summenzionato accesso agli atti e qualche mia indecisione.

A proposito d’indecisione! La mia è stata fatale. Alla fine, i tempi tecnici per il ricorso erano superati e non si è fatto nulla. Inoltre il ricorso mi sarebbe costato 5000 mila euro. Troppi soldi per una causa persa!  Ma il mio racconto è ben allegorico. Purtroppo, nonostante il sistema giuridico nella sua evoluzione garantista ed egualitaria abbia previsto dei meccanismi e degli strumenti per contrastare i favoritismi, come l’accesso agli atti e i ricorsi al TAR, esso rimane permeato da regole previste a garanzia delle Amministrazione pubbliche, e in particolare degli enti autonomi, previste dalla nostra costituzione, o per la via stessa di regole che garantiscono l’insindacabilità del giudicato delle commissioni giudicatrici (fino all’intervento del giudice del TAR che si sostituisce a loro) che consentono in definitiva l’alterazione del buon e giusto andamento di un concorso. La rabbia di Mario è la mia rabbia ed è quella di centinaia di migliaia d’italiani che per via dell’esistenza di caste, d’interessi privati e in generale d’ingiustizie immani che impediscono a tutti d’avere gli stessi diritti e le stesse opportunità. Ma aldilà delle leggi e delle regole necessarie per cambiare il paese, se non avremo un sistema meritocratico autentico e una cultura dell’onestà, saremo sempre davanti a queste disuguaglianze.   

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