J’Accuse del venerdì 7 marzo 2025 sul riarmo in Europa e le sue terribili conseguenze politiche e militari
J’Accuse del venerdì 7
marzo 2025 sul riarmo in Europa e le sue terribili conseguenze politiche e
militari
Tre anni fa scrissi un articolo sullo scoppio della guerra in Ucraina
analizzandone le cause, facendo anche un raffronto con la crisi di Cuba che
poteva dar luogo alla terza guerra mondiale. Scrissi allora: “oggi la pace in
Europa è minacciata per colpa di quest’approccio infecondo e paradossalmente
incoerente al fine di costruire una “ Casa Comune europea” delle nazioni dove
regnerebbe la pace e la collaborazione. Ma parlerei di un concetto tanto amato
dai filosofi e dagli storici non schierati. Non ne vorrei citar nessuno, ma me
lo faccio proprio: “…tra tutte queste nazioni diversificate nelle loro storie,
lingue, culture intervallate da cortili senza recinti, barriere, né forti
militari, abbiamo eretto cortili adornati con dei giardini. Erano i luoghi
dell’anima, dove i nostri più illustri politici, intellettuali, monaci e
semplici cittadini, si scambiavano le loro riflessione i loro progetti per
migliorare la qualità della nostra vita e per difendere la libertà e la pace
tanto faticosamente e alacremente raggiunte dopo guerre fratricide tra i nostri
popoli…! Il cortile, amici, è quello SPAZIO di dialogo e d’empatia che manca oggi in
quest’Europa decadente e immorale, asservita dai poteri forti della finanza e
dai guerrafondai che non hanno nessun rispetto per i popoli e la stessa pace,
che rischiamo di perdere, qualora i russi decidessero le loro contromosse
all’allargamento deciso dalla Nato”. Oggi, a diversità di ieri, la Nato esiste
solo di facciata, dopo i cambiamenti di Trump in materia di alleanze e di
interessi geostrategici, in corso nella politica estera americana; la sua
minaccia non esiste più e non sembra più minacciosa alla Russia di quanto lo siano
i propositi bellicosi e guerrafondai di coloro in questa Casa Comune Europea,
a Bruxelles, a Parigi, Berlino e Londra continuano a non ammettere l’idea che
questa guerra è deleteria ed è scoppiata da un’aggressione non fortuita e non
senza una ragione di fondo, ma alla quale hanno concorso tutti gli stati
coinvolti nella crisi e nello scacchiere ucraino in quella Nato un tempo, ed
erano i tempi dei presidenti democratici guerrafondai, aggressiva e imperialista.
E’ assurdo il ragionamento cinico e anti realistico di chi come gli inglesi,
i francesi e i tedeschi continuano a pensare d’inviare le truppe al fine di “non
solo arginare l’avanzata dei russi, dopo il venir meno dell’aiuto americano
agli ucraini, ma anche di riconquistare i territori (Donbass e Crimea)” che la
stessa Federazione Russa ritiene strategici e incedibili dopo il cambiamento
del regime politico a Kiev, avvenuto con la cosiddetta rivoluzione di Maidan
del 2014. In questo contesto di sconvolgimenti degli equilibri, l’appello al riarmo
fatto dalla Presidente della Commissione Europea Von der Leyen suona come ritorno agli anni trenta del
secolo passato allorché Hitler decise il riarmo della Germania per attuare il
suo piano di vendetta contro le democrazie occidentali e l’annessione dei territori
tedeschi al grande Reich. Benché la situazione odierna non è simile a quella
appena evocata, essa è non meno carico di sfide e di pericoli per la Casa
Comune Europea, questa grande Casa costruita faticosamente con delle regole di
convivenza, di solidarietà di rispetto delle minoranze e soprattutto di
rinuncia al ricorso alle armi per la risoluzione delle controversie politiche
che sarebbero sorti tra i suoi membri. Queste idealità tradotti nei grandi principi
che compongono i suoi trattati istitutivi, le sue leggi e Regolamenti avevano
concorso per decenni al mantenimento della pace, al progresso economico e culturale
dei popoli che ne fanno parte. Oggigiorno, il venir meno dell’alleanza e delle
garanzie politiche e militari assicurati dagli americani, la fa entrare in una
profonda crisi identitaria, politica, culturale e securitaria. Ma è anche il
segno del tempo cambiato con l’avvento
dei populismi e il ritorno dei nazionalisti al potere a Roma, Budapest,
Polonia, Repubblica Ceca, etc… La lista s’ingrossa col passar del tempo e la
crescita del consenso di tali formazioni la dice lunga su come sarà colorata
questa Casa Comune Europea, di croci celtiche, di simboli nazisti e di richiami
alla purezza della razza e al primato sulle altre nazioni. In questo scuro
contesto, lo stesso accanimento sull’idea della guerra ad oltranza per l’Ucraina
diventa una fonte per questi estremisti che trovano il loro spazio di
propaganda contro i partiti socialisti e liberal popolari rei di sostenere delle
politiche insostenibili e costose e rovinose per le loro nazioni di
riferimento. Ed ecco, amici, che torna il concetto del CORTILE, quello spazio
di dialogo e di ascolto dell’altro, che è venuto a mancare in tutti questi anni
di guerra e mi riferisco anche a quelle guerre etniche contro le minoranze russofone del Donbass che
hanno dato luogo alla guerra contro l’Ucraina. In verità anche la mancata
costruzione, dopo la caduta del Muro di Berlino, di un Sistema di Sicurezza in
Europa, basato sul riconoscimento reciproco w sulla smilitarizzazione delle aree
ritenute strategiche per tutte le parti. Oggi ci troviamo davanti alla
progettualità che mira militarizzare e a ridare un potere aggressivo a paesi
nella Casa Comune Europea, che potenzialmente potrebbero rifarsi la guerra,
perché le rivalità e la loro storia è antitetica. Lo sappiamo bene ne corrono
ancora di questi conflitti tra francesi, tedeschi e italiani, per non parlare
degli stessi inglesi. Ridare all’Europa una capacità militare è in sé
dicotomico e antistorico, ma nel contesto attuale risulta, alla luce del
ritorno del nazionalismo, in ultima analisi, come scavare la tomba a questa
casa, tanto faticosamente costruita e amata.
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