J'Accuse del 7 aprile sulle misure doganali prese dall'Amministrazione Trump e le loro devastabti conseguenze sull'enomia mondiale

 

 J'Accuse del 7 aprile sulle misure doganali prese dall'Amministrazione Trump e le loro devastabti conseguenze sull'enomia mondiale


L'araba Fenice che risorge dai suoi ceneri! 

la bufera sui mercati finanziari è l'inizio delle conseguenze delle nuove misure dgnali prese dalla Casa Bianca. Secondo gli effetti saranno ancora più devastanti e assisteremo a delle guerre commerciali mai viste prima d'ora. Saranno il preludio ad un nuovo ordine mondiale già avviato con la guerra d'Ucraina. Ma in tutto questo scenario che sembrava fino a qualche mese fa surreale, che ruolo hanno i popoli delle democrazie occidentali: sono asserviti ai partiti nazionalisti e populisti che s'ispirano ad un nuovo nazismo oppure ci sarà una presa di cosscienza della pericolosità della situazione e quindi una reazione all'altezza a ciò che sta sconvolgendo le nostre vite e le nostre società?


La crisi dell'America non può essere risolta con le misure doganali, ma attraverso una nuova rivoluzione liberale che detti nuove regole e un nuovo sistema finanziario basato sulla solidarietà e l'economia reale

Il rialzo dei dazi doganali arriva come una doccia fredda per le economie di mezzo mondo. E’ una decisione dura ma andava presa per restituire potenza e vitalità all’economia americana, dopo decenni di concessioni e di servitù e aiuto ai paesi di mezzo mondo ma in particolare a quella parte di alleati europei visti dalla nuova amministrazione Trumpiana come la causa del declino americano per colpa delle agevolazioni e delle concessioni assegnatele dalle sistema economico americano con il benestare delle passate amministrazioni della  Casa Bianca, tutte colpevoli per non avere difeso gli interessi americani, i produttori locali e persino i lavoratori americani che hanno votato per Trump e che oggi si aspettano dalle nuove misure doganali una ripresa dell’economia e un ritorno alla prosperità e a quella promessa era dell’oro di cui parla il Tycoon nei suoi sermoni alle folle del paese. Eppure quello a cui assistiamo è uno scempio del sistema finanziario internazionale e uno sconvolgimento degli equilibri commerciali ed economici sinora raggiunti e che va ripetuto secondo le parole del Presidente: “sono la causa dell’impoverimento del paese a scpito delle economie dei paesi alleati e non. Alle ventidue e trenta del 2 aprile il Tycoon nel suo storico discorso sul prato della Casa Bianca usa parole inedite. Egli parla di Liberation Day, come se l’America fosse soggetta appunto a delle servitù e catene di un sistema che concedeva agli altri ciò che spetta al popolo ora più che mai desideroso di riprendersi il suo mercato in mano ad aziende e multinazionali di paesi che si sono arricchiti sulle spalle della povera gente dei produttori locali, sempre abbandonati e considerati come marciume dalle passate amministrazioni. Trump tuona con un tono ora sarcastico e ora euforico:  

«Rilancerò il sogno americano di cui nessuno parla ormai più, generando miliardi e miliardi di dollari che ridurranno le nostre tasse e saneranno il nostro debito. Andremo dritto per la sua strada a dispetto dei mercati di mezzo mondo impazziti.

In questo modo Il piano delle nuove misure doganali Trumpiane mira a sanare, come abbiamo detto, “pratiche commerciali sleali”; ridurre il deficit commerciale, vero tallone d’Achille dell’economia nazionale; avere entrate fiscali pari a 6 mila miliardi di dollari in 10 anni, le maggiori per gli Stati Uniti dalla fine della Seconda Guerra Mondiale. È un’offensiva che si accompagna ai dazi del 25% all’auto e si sovrappone alle tariffe già imposte a Messico, Canada e soprattutto alla Cina. In definitiva, lo scopo ultimo della Casa Bianca è ribaltare gli equilibri prodotti dall’entrata di Pechino nell’Organizzazione mondiale del Commercio (Wto), avvenuta nel 2001, per sostituire la globalizzazione avviata allora con una versione contemporanea del mercantilismo basata sulla sfida planetaria Usa-Cina al fine di conquistare la leadership della produzione di manifatture ed energia.

Bene o male, le misure doganali rappresentano una rivoluzione fiscale e politica i cui risvolti interni e internazionali sono impensabili fino a qualche giorno fa e saranno di grande impatto sull’economia, la finanza e gli scambi commerciali internazionali. Le crisi che saranno innestate da queste misure doganali saranno porteranno chiusure di migliaia d’imprese, spostamenti di capitali verso i paesi più sicuri, una massiccia disoccupazione che causerà tensioni sociali e politiche nei paesi più democratici dell’occidente aggravando ancor di più i conflitti sociali e di classe e portando al rafforzamento di quei partiti xenofobi e razzisti che oggi stanno crescendo in tutti i paesi europei. Se, infine, consideriamo il piano del riarmo europeo e la guerra d’Ucraina ancora irrisolta, siamo di fronte, nell’attuale contesto di guerre doganali e commerciali, ad una polveriera dalla scaturiranno nuovi tensioni e probabili conflitti regionali e internazionali. In conclusione, l’America con i dazi varati pensa di riprendersi il suo mercato con le valanghe dei miliardi che verranno generati da tale decisione, ma così facendo ha rotto un equilibrio che potrebbe anche farla precipitare in una crisi mortale. Quale sarebbe stata l’alternativa quindi? Credo che la leva fiscale usata è stata l’ultima cannonata a quest’America che non vuole affondare prima di vedere affondati gli altri. Sebbene le sue argomentazioni sono giuste, il metodo per il risanamento è sbagliato. La crisi non riguarda l’Economia americana ma il sistema finanziario, economico e commerciale che ha bisogno di una profonda riforma equosolidale. Alla fine credo che si dovrà pensare a condividere le ricchezze e i danni che essi generano. Solo un sistema basato sulla visione equosolidale e rispettosa delle parti ( paesi) potrebbe rilanciare l’Economia mondiale, poiché la competizione ha solo creato più squilibri e ingiustizie nella distribuzione delle ricchezze.

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